Napoli e il molo San Vincenzo. Una riflessione di Anna Maria Matrone, socia di Vivoanapoli.

di Anna Maria Matrone, Socia di Vivoanapoli

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La città di Napoli, con i suoi 2.000 anni di storia, è stata sempre luogo di grande ricchezza culturale, artistica ed anche commerciale. Oggi è una felice combinazione tra paesaggi naturali, ove spiccano il golfo il Vesuvio le isole, e ambiente antropizzato rappresentato da architetture di pregio che ne hanno scandito la storia e segnato in maniera indelebile il volto della città.

L’enorme patrimonio accumulato rende Napoli particolarmente attraente e, da qualche anno, è in atto una riconversione economica in chiave turistica. Le vie di accesso alla città sono garantite dalle grandi infrastrutture di tipo autostradale, ferroviario, aeroportuale e portuale. Ma, mentre le prime sono presenti ai margini della città, il porto lambisce il centro della città.

Il waterfront si sviluppa da est, zona San Giovanni a Teduccio con una vasta area commerciale, verso ovest, con il porto turistico che si sta aprendo alla città e termina, in corrispondenza di Palazzo Reale, con il Molo San Vincenzo. Attualmente il porto turistico dà approdo ai mezzi di comunicazione con le isole e alle grandi navi da crociera che riversano migliaia di turisti sul territorio cittadino per qualche ora al giorno. Quello che viene definito il cosiddetto “turismo mordi e fuggi” che restituisce scarso contributo all’economia cittadina.

Manca invece una struttura attrezzata che possa accogliere adeguatamente il turismo da diporto dei grandi yacht, che sempre più spesso si avvistano ancorati alla fonda nel golfo provenienti dalle vicine isole, in particolare da Capri che non ha un porto adeguato e vive di turismo stagionale.
Napoli è città di mare ma anche e soprattutto città d’arte, dunque, in vista del crescente sviluppo turistico che la città sta vivendo, va colta l’occasione di aprire una nuova porta di accesso per dare impulso allo sviluppo di un segmento turistico, finora trascurato, quello che si rivolge al viaggiatore che si trattiene in città per più giorni per conoscerne usi e tradizioni, dando così forte impulso all’economia cittadina. Il cosiddetto “turismo qualificato e/o elitario”.

La città ha una capacità attrattiva che ben si integra con i flussi del turismo balneare che qualifica la costa campana durante la stagione estiva, ma, per le sue peculiarità, è in grado di attirare l’interesse del turista con un ventaglio di offerte diverse quali arte, archeologia, gastronomia, tradizione ecc. usufruibili nell’arco dell’intero anno solare. Il turismo, fonte di ricchezza economica in grado di creare nuovi posti di lavoro di qualità e di stimolare l’imprenditoria, è una risorsa da proteggere ed incentivare in questo momento di crisi in cui la società industriale classica sta lasciando il passo alla società che valorizza le attività terziarie, in particolare il turismo, la vera rivoluzione economica.

Con tali prospettive il pensiero va dritto al Molo San Vincenzo, un pontile in mezzo al mare che sembrerebbe un posto isolato. Invece è un luogo della memoria. Il molo San Vincenzo, le cui origini si fanno risalire al 1268 quando Carlo I d’Angiò fece costruire una torre militare sull’isolotto di fronte al Castel Nuovo, fu realizzato dai Borbone nel XIX°, seguendo, pare, un progetto di Domenico Fontana, ed è stato il simbolo della potenza navale borbonica.  All’estremità del molo venne innalzata una statua di San Gennaro, perché esso, difensore della città dal Vesuvio, la difendesse anche del mare. Sul finire dell’Ottocento da quel molo partivano gli emigranti verso l’America in cerca di più felice destino. Fino alla seconda guerra mondiale è stato un importante avamposto difensivo che ospitava l’arsenale ed un antico bacino di carenaggio che all’epoca era un’eccellenza d’impianto idrico dove era possibile riparare le navi ormeggiate all’asciutto.

Il Molo San Vincenzo, che è parte del patrimonio dell’Autorità Portuale del Tirreno Centrale, è la diga foranea del Porto di Napoli che inizia dal Molosiglio e si allunga nel golfo di Napoli per oltre 2 chilometri, quasi in parallelo alla Stazione Marittima. Oggi la prima parte, quella più vicina alla città che affaccia sulla Darsena Acton, è in uso alla Marina Militare che se, da un lato, garantisce la buona conservazione delle palazzine storiche ad essa assegnate, dall’altro impedisce l’accesso alla rimanente parte di molo, che di conseguenza versa in uno stato di generale abbandono.

Il sito, di indiscusso interesse storico-artistico, è un bene del nostro patrimonio culturale che va tutelato e valorizzato, secondo i dettami del Codice dei beni culturali e del paesaggio (Decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42), affinché possa essere offerto alla conoscenza e al godimento della città di cui è parte integrante. Oltretutto la sua riconversione in chiave turistica come “Porta d’accesso e di partenza da e per Napoli” può strategicamente attirare nuovi e più vasti flussi turistici e costituire di conseguenza elemento di forte sviluppo economico.

Il nostro paese è pieno di città di arte, ma molte non si affacciano sul mare. Vi sono poi tante città di mare prive di particolare pregio artistico. Dunque le prime si fondano su di un turismo di tipo culturale, mentre le altre su di un turismo di tipo balneare, che richiede necessariamente la realizzazione di approdi adeguati.

La città di Napoli ha la rara peculiarità di essere una città di arte, storia e cultura e, al contempo, si affaccia su uno golfo incantevole che ci invidia tutto il mondo. Non solo, la grande area portuale della città ha un ineguagliabile valore aggiunto: il Molo San Vincenzo che, di per sé, è un’opera d’arte!

Eppure il Molo San Vincenzo, inutilizzato come approdo, non è neanche conosciuto da molti cittadini!
Allora è giunto il momento di ridare vita a tale opera d’arte che costituisce per il territorio cittadino una grande opportunità di indubbio sviluppo economico.

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