Turismo a Napoli. Resoconto dell’incontro del 13 aprile 2019

VivoANapoli , P.A.N.  – 13/04/2019

LA CITTÀ CHE CAMBIA

TURISMO A NAPOLI: COME CONIUGARE QUALITÀ, IDENTITÀ, SVILUPPO.

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Introduce Emilia Leonetti, presidente di VivoANapoli, che riferisce sull’importanza del tema: un recente studio rileva che, nel 2018, Napoli come città d’arte è ai primi posti in Italia per il trend di crescita del turismo. Esprime il parere che, pur a fronte di importanti iniziative promosse con impegno e consapevolezza da parte della società civile, manchi tuttavia per il governo del fenomeno una regia da parte di chi ricopre ruolo istituzionale (la Regione, la Città Metropolitana ed il Comune).

Il Confronto promosso da VivoANapoli è occasione per spingere le istituzioni ad esprimere le linee strategiche per il settore e si focalizza su due temi in particolare:  lo svuotamento del nostro centro storico insieme alla perdita di attività storiche che caratterizzano la nostra città, per un turismo di qualità ed identitario.

Su questo tema sono chiamati ad intervenire:

  • Francesca Amirante, ideatrice e coordinatrice del Progetto “AAA Accogliere ad Arte”, nato in seno all’Associazione Progetto Museo,
  • Margherita Chiaramonte, Direttore Sviluppo Business Aviation di GESAC e vice presidente del Convention Bureau di Napoli, associazione costituita con l’obiettivo di consolidare Napoli quale competitiva destinazione per eventi M.I.C.E. (Meetings, Incentives, Conferences, Exhibitions),
  • Raffaele Cercola, Professore Ordinario, presso la Facoltà di Economia dell’Università “Luigi Vanvitelli”, in materia di Marketing Territoriale e Marketing Strategico,
  • Agostino Ingenito, presidente di A.B.B.A.C., associazione di categoria che opera in Campania nel settore della ricettività extra alberghiera come i B&B.

Non è potuto intervenire il dott. Giancarlo Carriero, presidente della Sezione Turismo dell’Unione Industriali di Napoli, nonché presidente del Convention Bureau di Napoli.

*** PRIMO GIRO DI TAVOLO ***

Raffaele CERCOLA

È indubbio che siamo in un territorio baciato dalla sorte ed in possesso di tutte le risorse che creano identità con forte connotazione; disponiamo anche del “Piano Strategico per il turismo a Napoli”, elaborato nell’ambito degli Stati Generali del Turismo di Napoli, negli anni 2016-2017. Il Piano espone con grande chiarezza tutte le positività e le negatività di Napoli, si prospettano le azioni da compiere in termini di impegno temporale e finanziario (anche a costo zero), si indicano le necessità di coordinamento e di individuazione del Destination Management Organization; il DMO avrebbe dovuto creare e promuovere il prodotto turistico “Napoli”. Ebbene sarebbe interessante poter chiedere al Comune di Napoli, che pure di quel Piano si era fatto promotore, come mai a distanza di due anni non è stato fatto nulla;  e se la carenza di fondi potrebbe valere per giustificare la mancata attuazione di azioni finanziariamente onerose, non si comprende perché non sono state compiute neanche le azioni di pianificazione e di coordinamento, e quelle individuate a costo zero nel Piano stesso. Viene esaminata la complessità del turismo, che è un settore trasversale a numerosi altri settori, quali commercio, cultura, mobilità, formazione ecc.; a tal proposito il Piano, per affrontare questa complessità, si riferisce ai seguenti quattro processi o aree:

  • chi attira il turista (la descrizione degli attrattori): informazione;
  • chi porta il turista (chi lo informa e chi lo trasporta): accessibilità;
  • chi fornisce la vivibilità al turista, visto che, una volta arrivato, il turista diventa un cittadino: accoglienza, servizi, mobilità;
  • la quarta area è di livello più alto e integra la formazione di tutti i soggetti coinvolti.

Non si può lasciare il governo dell’intero fenomeno – che, come detto, è complesso e diversificato – solo ad uno dei soggetti che opera in una delle quattro aree ed infatti il Piano presuppone il coordinamento che non può che venire dalla Regione, dalla Città Metropolitana e dal Comune.

Margherita CHIARAMONTE

GESAC ha ben chiaro il proprio ruolo perché Napoli e la Campania possano continuare a svilupparsi dal punto di vista turistico. Le analisi svolte testimoniavano le grandi potenzialità della Regione e risultava fondamentale il tema dell’accessibilità della Regione per dare praticabilità a questi flussi: la strategia aziendale è stata quella di implementare le destinazioni dirette dell’aeroporto di Napoli, con un mix di voli che permettessero l’accesso sia da parte dell’utenza che preferisce utilizzare vettori tradizionali, sia dell’utenza che preferisce utilizzare vettori emergenti di tipo low cost. Negli ultimi cinque anni sono state raddoppiate le destinazioni dirette che ora sono 106, di cui due intercontinentali (New York e Dubai); inoltre, a fronte di una media di crescita degli aeroporti europei del 34 %, Napoli è cresciuta dell’ 82 %. Evidentemente quel prerequisito di accessibilità, richiesto dal Piano e che una infrastruttura di trasporto deve offrire, oggi c’è. Ma GESAC ha assunto in effetti un ruolo più ampio rispetto a quello di stretta competenza: GESAC è interessata, oltre che a produrre un incremento dei flussi, anche a di generare qualità del turismo in Campania; io personalmente opero anche nel Convention Bureau di Napoli, fatto atipico questo, atteso che il M.I.C.E. non rappresenta certo un àmbito tipico del core di un aeroporto: ma la nostra presenza nel CBN è proprio finalizzato a fornire un contributo per la crescita di quei segmenti di turismo business che possono fare la differenza in termini di spesa media del passeggero che arriva in Regione. Siamo convinti che Napoli possegga tutti gli attrattori anche per il turismo M.I.C.E. e di convention. GESAC è convinta che Napoli può porsi certamente un obiettivo di qualità dell’offerta turistica.

Agostino INGENITO

Cominciamo con un dato positivo: Napoli attrae e in questa città atterrano tanti aerei che portano tanti viaggiatori. Ma Napoli attraversa una rivoluzione socio antropologica ed è forse una delle ultime città italiane ad aver subito positivamente l’incremento dei flussi turistici. Veniamo da una situazione economica disastrosa che vede la crisi in ogni settore economico, a meno del settore del turismo che invece sta rispondendo alle esigenze di molte famiglie. Come spiegare altrimenti cosa spinge una famiglia borghese a mettere a disposizione dei vani della propria abitazione, tradizionalmente sacra, o a meglio utilizzare immobili presenti nel Centro storico da anni abbandonati ?  Il fenomeno della ricettività extra alberghiera segue un modello di accoglienza tutto italiano, ben diverso da quelli dei B&B tradizionali anglosassoni, ed intercetta le necessità del viaggiatore che arriva a Napoli con una capacità di spesa davvero modesta, con obiettivi anche distanti dagli attrattori culturali che la città possiede; al turismo diciamo di basso livello  – che si determina per volo low cost, B&B e previsioni meteo –  corrispondono differenziazioni di flussi che sono quanto di più lontano dal turismo congressuale che peraltro questa città non è in grado di accogliere, per mancanza di idonee strutture. I dati dell’Organizzazione Mondiale del Turismo accreditano l’Italia per un + 6 %, ma dobbiamo chiarire che, a livello dei grandi tour operator internazionali, l’Italia viene visitata al più per 2 o 3 giorni nei pacchetti che offrono la visita dell’intera Europa nell’arco di una settimana. È chiaro allora che non può essere questo il nostro turismo, che invece è fatto da un soggetto nativo digitale che individualmente sceglie ed acquista on line il volo e la struttura ricettiva, senza servirsi di alcuna intermediazione tradizionale: la rete, i portali specializzati e persino le compagnie aeree low cost offrono servizi integrativi e siamo diventati schiavi del cd. modello Airbnb: in rete, giornalmente, ci sono oltre 8.000 annunci che riguardano Napoli, che corrispondono ad almeno 5.000 microstrutture di ricettività extra alberghiera. Questo modello opera purtroppo convincendo soggettivamente qualcuno che sia sufficiente fare le foto per offrire on line il proprio appartamento, senza porsi affatto il problema di tutti i “doveri” che fanno capo al gestore B&B, a cominciare dalla denuncia dei nominativi degli ospiti e dalla riscossione e versamento della tassa di soggiorno. Un altro aspetto che sottopongo all’attenzione è che Napoli sta diventando “interessante” anche per talune società che investono acquistando appartamenti ed interi immobili del Centro storico; dovremmo fare tesoro di quanto è al tempo avvenuto in tante altre città come Barcellona o Siviglia a fronte del fenomeno di “turistificazione”, non dimenticando che decoro, servizi e sicurezza si devono coniugare all’identità della città e quindi: attrezziamoci !

Francesca AMIRANTE

Preciso subito di non essere un “Esperto in turismo”, essendo di formazione una storica dell’arte e quindi “Esperta di patrimonio della città” che si è sempre occupata di organizzazione museale, a partire dal 1998 quando suggerì al Polo museale di Capodimonte di presentarsi alla BIT. Mi ricollego al ragionamento del prof. Cercola e non si può non provare un qualche imbarazzo perché, a distanza di oltre due anni, non sono state compiute neanche le azioni di pianificazione e di coordinamento, individuate a costo zero nel Piano Strategico per il turismo a Napoli. E poi: se la città non ha neanche i trasporti, come le Istituzioni pensano di valorizzare un sistema turistico ?  Milano è la seconda città più visitata d’Italia e questo non certo per i musei meneghini, ma per il volume di affari straordinario e per il fatto che Milano è una città operativa senza essere ansiogena, mentre Napoli non è operativa ed è pure ansiogena e perciò occorre partire dai servizi semplici. Bisogna provare a dare contenuto al concetto di identità: Napoli ha una straordinaria umanità – che dà un’accoglienza invadente e non pertinente (il napoletano parla sempre, ma non sa niente) – e possiede un patrimonio diffuso difficilissimo da raggiungere, immerso in un’atavica assenza di sistematicità, pur a fronte di un eccezionale punto di forza: una quantità di siti culturali che propongono livelli infiniti di approfondimento. Il Progetto “AAA Accogliere ad Arte” parte dall’idea che ciascuno si deve occupare di questa identità, perché ognuno ha idea della straordinaria profondità culturale della città: sono stati messi in rete tantissimi musei, che contribuiscono finanziariamente al progetto, e operiamo intercettando tassisti, Vigili Urbani, addetti di Napoli Servizi ed al trasporto pubblico (ANM, EAV, Porto) e li abbiamo portati – siamo a 450 persone che partecipano volontariamente – a visitare i musei. La finalità è quella di creare una comunità dell’accoglienza diffusa. Al contempo non si deve consentire che i costi degli immobili del Centro storico salgano al punto di espellere i cittadini che vi abitano o vi lavorano: Barcellona, Venezia già devono affrontare gli effetti deleteri del turismo di massa e non possono essere il nostro modello: l’obiettivo non deve essere il numero, ma consentire a Napoli di recuperare il ruolo di capitale culturale, giocandosi un’offerta turistica talmente particolare ed identificante da “formare” il turista. Un richiamo finale a Marco d’Eramo che, nel libro “Il selfie del mondo”, ci dice che devono avere paura del turismo le città che vivono di solo turismo: c’è tanto altro a Napoli ed il turismo non è altro che un segmento.

*** SECONDO GIRO DI TAVOLO ***

Raffaele CERCOLA

Sta emergendo che Napoli funziona come attrattore: questo è il centro del bersaglio. Intorno a questo centro, ci sono poi le funzioni principali: la ricettività, la gastronomia e l’accessibilità, che – senza dilungarsi –funzionano tutte. Nel Piano Strategico già c’è scritto dov’è che Napoli crolla: sicurezza, immondizia, traffico, caos, tassisti, decoro …..   Le carenze più clamorose sono nella qualità dei servizi, della mobilità, della pulizia e del decoro. E non c’è mica bisogno di essere turisti: alla fine si tratta di quel basso livello di vivibilità che conosciamo bene già noi sulla nostra pelle, come cittadini. Infatti oggi i turisti arrivano e stanziano nel Centro storico che è una zona abbastanza limitata; appena si spostano impattano con tutti i problemi elencati prima. L’identità viene salvaguardata in due modi: infatti si richiedono azioni sia dall’alto (quanto meno gli indirizzi ed il coordinamento delle istituzioni) che preorganizzano il fenomeno, sia dal basso, quali sono esempi lo splendido lavoro della Sanità che ora si avvia ad essere riproposto anche a Forcella.

Margherita CHIARAMONTE

Vorrei ancora una volta riferirmi ai dati, perché il presidente di A.B.B.A.C. ci ha rappresentato quel segmento del turismo che lui vede, che certamente esiste ma è solo un pezzo della realtà complessiva del fenomeno che è in pieno fermento. Le novità del settore che sono in grado di registrare nell’accessibilità aerea portano a Napoli un segmento di turismo alto: abbiamo collegamenti giornalieri “Napoli-New York”, che intercetta tutti i flussi del Nord America, Canada compreso, e “Napoli-Dubai”; GESAC ha appena lanciato un collegamento giornaliero con Lisbona, che significa Sud America, a partire dal Brasile, ed è imminente un forte incremento del collegamento europeo con l’arrivo a Napoli di KLM-Air France. Ecco, noi come aeroporto, portiamo a Napoli qualità. Gli americani non sono certo una novità in Campania, ma arrivavano tradizionalmente attraverso Roma e vi è oggi riscontro favorevole dall’indotto, con i dati ad esempio che vengono dal settore alberghiero. Quanto poi si dice che non vi sono le strutture per il turismo M.I.C.E. e di convention, è vero che non qui si può fare un congresso per 10.000 e più persone, ma tanti congressi da 1.000 a 5.000 persone li possiamo ben affrontare. Del resto sono pochissimi i siti al mondo in grado di ospitare convention da 10.000 e più persone e il grande business del settore si gioca sui convegni medio piccoli. In conclusione non dobbiamo spaventarci perché, pur a fronte dei ben noti limiti di vivibilità, dobbiamo essere consapevoli che disponiamo di un formidabile potenziale.

Agostino INGENITO

Introduco il tema delle competenze legislative in materia di turismo; tutti sappiamo che un Paese come l’Italia non prevede di dotarsi di un Ministero per il turismo che, oggi, è una competenza “minore”, senza portafoglio, nell’ambito del Ministero dell’Agricoltura, frutto dell’esito di un referendum popolare del 1993. Infatti il turismo è materia concorrente, delegata alle Regioni: non esiste un Piano Strategico Nazionale del Turismo ed ogni Regione legifera per proprio conto. Da qui nasce la competenza primaria della Regione Campania in materia di promozione turistica. In un recente incontro in tema di legalità, l’Assessore Matera riferisce di essere attualmente impegnato per un Codice per il turismo. Non è certo una novità: di codici nel settore se ne parla da anni e anni e mai se ne sono visti; questo, mentre tuttora non sappiamo se le Province esistono e quali competenze abbiano. Per aprire un B&B, come per tutte le imprese, ci sono delle leggi; ma è venuta in soccorso un’astuzia: l’affitto breve, per meno di 30 giorni, con contratto transitorio. Di converso, dal 2017, lo Stato obbligherebbe i portali specializzati del settore ad assumere il ruolo di “sostituto d’imposta”, senza successo alcuno perché i portali non fanno attività di intermediazione e non hanno sede stabile in Italia. Al momento il Governo, attraverso il Ministero dell’Agricoltura, sta impugnando tutte le leggi regionali in materia di codici identificativi che consentano l’identificazione, per ogni annuncio messo sui portali, della persona fisica o giuridica che assume anche il ruolo di “sostituto d’imposta”. Dobbiamo essere consapevoli che in questo momento le istituzioni non sono in grado di garantire il governo dell’intero fenomeno. Allora visto che disponiamo di un formidabile potenziale, che abbiamo gente che vuole lavorare, che abbiamo un patrimonio immobiliare, che c’è un po’ di gente che vuole investire un po’ di denaro, cosa si può fare ? A buon senso, si mettono insieme tutte le cose e si cerca di vendere il prodotto; molte famiglie sbarcano il lunario con questa nuova attività che arriva a portare anche  30.000 – 40.000 euro all’anno. E bisogna fare conto sull’ospitalità diffusa perché il settore alberghiero è fermo a 39.000, con un patrimonio immobiliare vecchio che andrebbe riattato e le istituzioni, in particolare i Comuni, sembrano avere solo una vocazione predatoria: l’aumento a € 2,50/giorno della tassa di soggiorno estesa anche ai quindicenni ne sono prova concreta, anche se poi la spesa di questi fondi serve a ripianare qualche buco, prendendo tutte altre strade rispetto al turismo che li ha generati.

Francesca AMIRANTE

Premesso che si esprime grande apprezzamento per il lavoro ed il ruolo svolto da GESAC, personalmente non mi sento di chiedere nulla alle istituzioni: non mi aspetto niente. Penso pure che questa città ha espresso i suoi momenti migliori solo quando è stata capitale internazionale, ruolo che poi ha perso fino al punto più basso che si può collocare nella realizzazione del Centro Direzionale: ancora una volta emerge che Napoli non può copiare modelli perché non sa copiare. Deduco che dobbiamo creare un nostro modello, alternativo, che inizia intercettando persone di qualità che a loro volta richiedono processi di qualità. Un’idea interessante ed una novità, nel settore B&B, sarebbe l’iniziativa che, una volta al mese, quella classe borghese oggi proiettata a mettere a valore la propria abitazione dia ospitalità per un weekend ad uno scienziato, ad uno scrittore, ad un artista; questo potrebbe far sì che ciascuno di noi si faccia carico di un pezzetto piccolo del problema, smettendola di piangerci addosso perché ci tocca in sorte una borghesia chiacchierona che non parla di niente e l’assenza delle istituzioni che, a dirla tutta, non hanno mai avuto ruolo alcuno; eccezione forse a questo giudizio netto risale alla prima consigliatura di Bassolino, in concomitanza con l’imporsi di personalità della società civile. Cominciamo a selezionare poche cose che funzionano in questa città e puntiamoci tutti in maniera militante, con tutte le rinunce che un impegno vero comporta. La mia proposta è che, dopo un incontro come questo di oggi, ciascuno di noi, uscendo dal PAN, faccia una cosa per la città, una sola cosa ma subito.

*** DIBATTITO ***

Interventi e domande di:

  1. Nino Masucci, Amministratore del complesso monumentale Cappella Sansevero;
  2. Simona Mandato, Guida Turistica;
  3. Sergio Tortiglione, Manager della rivista “My trip to South Italy”;
  4. Dario Cusani, giornalista e artista (pittura e musica);
  5. Bartolo Mariano Castellano, ingegnere gestionale esperto in Digital Marketing;
  6. Cittadina (la fruizione dei beni architettonici non deve prevedere pagamento di ticket);
  7. Cittadina (la mancanza di scuole di formazione per qualificare gli addetti);
  8. Alessandra Caputi, ricercatrice e promotrice della rete SET (Sud Europa di fronte alla Turistificazione).

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CONCLUSIONI

Emilia LEONETTI: la prima cosa che, come Presidente di VIVOANAPOLI, farò, è rivolgermi  all’Assessorato al Turismo per ripartire dagli Stati Generali del Turismo. Per questo, oltre a promuovere un incontro con l’Assessore al ramo, ci faremo promotori in autunno di un’assemblea pubblica sul turismo per definire le azioni indispensabili per coordinare il settore e per attuare le parti del Piano strategico sul turismo che non prevedono costi per l’Amministrazione, così come richiamato dal Lello Cercola.

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