Riscoprire Torino per rilanciare Napoli

Torino-viaggio (piccolo)

La delegazione di Vivoanapoli, con Fiorenzo Alfieri

La visita a Torino della delegazione di Vivoanapoli (22-23 ottobre 2013), composta da Emilia Leonetti, Giulio Maggiore e Sergio Meomartini, si è rivelata, come nelle aspettative, ricca di spunti e stimoli, che potrebbero essere colti per lo sviluppo dell’attività associativa, ma anche e soprattutto ai fini dell’elaborazione di strategie efficaci per un rilancio della città di Napoli fondato sulla valorizzazione delle sue straordinarie risorse culturali.

Il viaggio ha permesso, infatti, di approfondire le soluzioni che Torino ha adottato negli ultimi anni, grazie alle quali ha preso corpo quella svolta che ha reso la città, in piena crisi post-industriale, una delle capitali europee della cultura. È stato, però, possibile anche esplorare le strade che l’amministrazione comunale, con il pieno supporto della società civile, sta seguendo per gestire questo difficile momento di crisi, caratterizzato da una diffusa carenza di risorse pubbliche e da una congiuntura economica molto negativa.

Fiorenzo-Alfieri

Fiorenzo Alfieri

Di questo prezioso percorso dobbiamo essere grati soprattutto a Fiorenzo Alfieri, anfitrione d’eccezione, che ha organizzato il nostro programma e ci ha accompagnato in questa intensa “due giorni” attraverso quella città che proprio lui ha contribuito a “reinventare” nel corso degli oltre trent’anni in cui ha ricoperto il ruolo di assessore nelle giunte Novelli, Castellani e Chiamparino (per una ricostruzione della storia, si suggerisce la lettura del suo libro “La città che non c’era”).

La prima tappa è stata al Museo Egizio, dove siamo stati accolti dal Presidente, Evelina Christillin, in un cantiere aperto. Infatti, il museo è in corso di ristrutturazione e, in vista dell’allestimento di un percorso esperienziale distribuito su tre piani, le collezioni sono al momento ospitate in locali provvisori. Al di là della visita meravigliosa fra gli affascinanti reperti, con la guida di un appassionato egittologo (napoletano) messo a disposizione dalla Direzione, l’occasione è stata propizia per approfondire il modello di governance del museo, che dall’ottobre 2004 è affidata ad una fondazione mista pubblico-privato. La Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino rappresenta, infatti, il primo esperimento di costituzione, da parte dello Stato, di uno strumento di gestione museale a partecipazione privata. Insieme al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, che ha conferito in uso per trent’anni i propri beni, sono presenti la Regione Piemonte, la Provincia di Torino, la Città di Torino, la Compagnia di San Paolo e la Fondazione CRT.

L’esperimento sembra avere funzionato bene, considerata la grande crescita dei flussi di visitatori, dovuta alle presenze dei turisti, ma anche a quelle dei torinesi, attratti dalle iniziative promozionali per le famiglie e, più in generale, da uno stile di gestione improntato al dinamismo e orientato al marketing. Un esempio di questo approccio è rappresentato dall’allestimento temporaneo dello Statuario a cura dello scenografo Dante Ferretti, che, se ha fatto storcere il naso a qualche archeologo preoccupato della coerenza filologica della soluzione, ha, però, l’indiscutibile pregio di avvincere il visitatore in un percorso di fruizione molto coinvolgente e ricco di suggestioni.

Museo-Egizio-Torino-Statuario

Lo statuario del Museo Egizio di Torino

Dopo un break gastronomico, trascorso fra le delizie nazionali assaporate nei locali di Eataly e un più tradizionale “bicerin” consumato nel caffè storico Baratti, abbiamo avuto modo di incontrare il sindaco della città, Piero Fassino, che ha avuto la cortesia di accoglierci, nonostante la giornata fosse carica di impegni istituzionali. Con lui abbiamo approfondito le opportunità di collaborazione fra Torino e Napoli, unite dal comune passato di grandi capitali europee e da alcune caratteristiche strutturali, ma appartenenti a mondi culturali molto distanti. Abbiamo trovato una grande disponibilità per studiare soluzioni che potrebbero evidenziare i fattori comuni, ma anche valorizzare le differenze: saranno i prossimi mesi a dirci se questi scenari sono destinati a concretizzarsi.

fctlogo_ok1Dal Comune il passaggio alla Fondazione per la Cultura Torino è stato breve. Questa fondazione rappresenta, infatti, il braccio operativo dell’ente comunale per l’organizzazione di quasi tutte le iniziative e gli eventi culturali. Istituita proprio con questo intento, la Fondazione, controllata interamente dal Comune, si propone come interlocutore flessibile e dinamico a tutti i partner delle molteplici iniziative (Biennale Democrazia, il Torino Jazz Festival, il Festival Beethoven, la seconda edizione della rassegna Oltre i Limiti. La settima edizione di MITO Settembre Musica), impegnandosi nella ricerca degli sponsor e spesso nell’organizzazione diretta.

Il confronto con il Segretario Generale, Angela La Rotella, è stato molto interessante, perché ci ha permesso di comprendere le logiche operative di un modello molto snello (i collaboratori sono dipendenti distaccati del Comune), capace di conciliare l’autorevolezza dell’istituzione con il dinamismo della piccola agenzia. Anche grazie a questo modello, Torino è riuscita a mantenere in piedi la sua vitalità culturale anche in periodi di ristrettezze finanziare come quelli attuali. Una prova ne è l’organizzazione delle sinfonie di Beethoven in piazza San Carlo, che hanno portato la grande musica classica ad un pubblico composto in gran parte da neofiti.

Andrea Renzi

La giornata si è chiusa con la prima dello Stabile di Torino, al Teatro Gobetti, dove Andrea Renzi, napoletano e membro della nostra Associazione, ha diretto Nicoletta Braschi nel difficile ruolo di protagonista del testo beckettiano “Giorni felici”. In un teatro diretto dal napoletano Mario Martone, é stata l’ennesima dimostrazione della capacità della nostra città di “esportare” cultura e talento.

Tralasciando la straordinaria immersione nella cultura gastronomica piemontese, resa possibile dal gentile invito per cena in casa Alfieri, ci proiettiamo direttamente all’incontro della mattina successiva, quando abbiamo incontrato i vertici di Torino Strategica, il presidente Valentino Castellani e il segretario Anna Prat. Proprio la combinazione dell’esperienza del primo con la giovanile vitalità della seconda esprime bene il valore di un progetto radicato nel passato ma proiettato verso il futuro. Torino Strategica è, infatti, l’associazione che, con il precedente nome di “Torino Internazionale”, ha curato la redazione dei tre piani strategici della città e che ora è impegnata nello sviluppo del quarto.

Torino-StrategicaÈ stato, così, possibile ripercorrere la storia della città – che peraltro ha visto in gran parte Castellani protagonista come sindaco nel periodo più dinamico, culminato nelle Olimpiadi Invernali del 2006 – ma anche proiettarci nelle strategie per i prossimi anni, forse quelli più difficili, in cui Torino è chiamata a confermare la propria vocazione turistico-culturale.

Valentino Castellani e Anna Prat

Valentino Castellani e Anna Prat

Il confronto ha permesso di mettere a fuoco le problematiche della pianificazione strategica dei territori, che non deve essere vissuta come semplice produzione di documenti, bensì come processo complesso di partecipazione diffusa, tanto più efficace quanto più capace di produrre decisioni, visioni, significati, valori condivisi. Questo approccio è stato seguito da Torino, che, proprio al fine di garantire stabilità e continuità al percorso, ha fondato, insieme ai comuni dell’area metropolitana e ad alcuni prestigiosi soggetti privati, un’associazione formale, cui è stato attribuito il compito di accompagnare il processo di elaborazione, realizzazione e monitoraggio dei piani. Una strada interessante, che offre anche a Napoli non pochi spunti di riflessione.

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Uno dei capolavori di Renoir in mostra a Torino

Ultima tappa del nostro percorso è stata la Galleria d’Arte Moderna, dove abbiamo avuto l’opportunità di visitare la mostra di Renoir (RENOIR / dalle Collezioni del Musée d’Orsay e dell’Orangerie), appena inaugurata, accompagnati da Riccardo Passoni, vicedirettore del museo e curatore dell’esposizione. Un’occasione preziosa per riempirsi gli occhi di colori e di “impressioni” grazie alla contemplazione dei capolavori dell’artista parigino, ma anche per riflettere sulla capacità di Torino di proporsi come crocevia della migliore cultura europea. Proprio i colori di Renoir hanno del tutto rimosso dalla nostra percezione quell’immagine di “città grigia” che ci ha accompagnato per anni. E ci hanno ricordato la sfida che attende Napoli, la “città dei mille colori”, che deve ancora trovare la strada per valorizzare le sue potenzialità culturali e creative. Una strada tutta da percorrere, ma rispetto alla quale l’esperienza di Torino può costituire sicuramente un’utile fonte di ispirazione.

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