“L’Autonomia differenziata. Le incongruenze e le sfide che ci attendono” di Emilia Leonetti, Presidente Vivoanapoli APS

Corriere del Mezzogiorno del 4 marzo 2023

Il 70% dei finanziamenti aggiuntivi sarebbero dovuti andare al Mezzogiorno; i servizi vanno erogati indipendentemente dal gettito fiscale di un territorio così come previsto dalla legge sul federalismo fiscale del 2009; un fondo perequativo, come detta l’ art.119 comma 3 della Costituzione, va previsto per riequilibrare i territori con servizi insufficienti e capacità fiscale inferiore; serve un nuovo patto sociale per rispettare i principi fondanti della nostra Costituzione che riguardano il superamento delle disuguaglianze territoriali e l’unità e indivisibilità della nostra Repubblica.
Sono alcuni dei concetti e dei richiami sottolineati nel corso dell’incontro su “Le Ragioni e i Torti dell’Autonomia Differenziata. Le sfide per Stato, Regioni, Comuni, Cittadini”, promosso da Vivoanapoli.
Il primo in cui le diverse parti in campo si sono misurate. Hanno, infatti, partecipato, il Vice Presidente della Camera, Sergio Costa, l’Assessore al Bilancio della Regione, Ettore Cinque su delega del Governatore Vincenzo de Luca, il Capo Gruppo della Lega Campana in Consiglio Regionale, Severino Nappi, il Presidente della Svimez, Adriano Giannola, il Costituzionalista, Andrea Patroni Griffi.
Sono, così, emerse le incongruenze e le contraddizioni della Riforma del Titolo V della Costituzione del 2001, in particolare dell’art.117 relativamente alla legislazione concorrente tra Stato e Regioni, i rischi che il disegno di Legge “Calderoli”, se approvato, determinerà per il nostro Mezzogiorno, la necessità di chiedere la definizione, da parte dello Stato, dei livelli essenziali di prestazioni e il reperimento delle risorse necessarie per finanziarli.
In gioco, lo hanno espresso chiaramente Adriano Giannola e Andrea Patroni Griffi sono proprio quei principi su cui si fonda la nostra Repubblica.
Un punto, lo ha più volte ribadito il Capo Gruppo della Lega, Severino Nappi, è la paternità della Riforma del 2001 ascrivibile al centro sinistra, oltre alla scarsa partecipazione dei rappresentanti delle regioni meridionali alle Commissioni Parlamentari dedicate alla discussione della intricata questione dell’Autonomia Differenziata.
Chi è senza colpa scagli la prima pietra, ha detto Ettore Cinque, perché gli errori dal 2001 ad oggi sono stati diversi e commessi da tutti i partiti e i governi che si sono succeduti dopo il varo della riforma del titolo V nella parte in cui introduce il potere delle Regioni ( art.117, comma 3) di legiferare su materie che dovrebbero rientrare nell’esclusiva competenza dello Stato come sanità, trasporti, istruzione, ambiente. Ed è stato ancor più precisato che il riequilibrio Nord-Sud, come ha dimostrato il caso tedesco ( in 30 anni sono stati spesi 2 mila miliardi di euro per superare il divario tra Germania dell’est e dell’ovest), conviene.
La battaglia del Nord, che punta a trattenere il gettito fiscale nel proprio territorio è una battaglia miope. Oltretutto, lo ha evidenziato il Presidente della Svimez, il Nord da vent’anni sta perdendo posizioni in Europa e per risalire è indispensabile ragionare in un’ottica di sistema Paese.
L’incontro ha sicuramente rappresentato una prima occasione di ascolto per comprendere non solo le diverse posizioni ma anche come intervenire. E soprattutto che è giunto il momento di superare le divisioni partitiche e di impostare la questione dell’Autonomia riportandola a quanto stabilito dall’art.5 della Costituzione “ La Repubblica una e indivisibile promuove le autonomie…..”

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