«Il confronto su Napoli Est interrotto da contestatori». Una riflessione di Emilia Leonetti.

Pubblicato su La Repubblica Napoli del 23 febbraio 2022

Emilia Leonetti – presidente dell’associazione Vivoanapoli – emiliamarialeonetti@gmail.com

Il tema è quale partecipazione, soprattutto quale metodo seguire per rendere i cittadini dell’area orientale di Napoli, come di qualunque altro quartiere, confidenti nell’azione di chi ha il dovere/potere di governare e disponibili ad accogliere scelte difficili come la realizzazione di un nuovo impianto di compostaggio.

Faccio queste riflessioni a seguito del confronto, organizzato da Vivoanapoli, nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, per interrogare le istituzioni sulle prospettive di trasformazione urbana e sociale e sulle azioni e sugli investimenti da mettere in campo per avviarle.

Abbiamo dovuto toccare con mano quanto sia complicato ragionare, dialogare, provare a tenere la discussione sulle tematiche oggetto dell’incontro. Alcuni esponenti del Comitato contro il biodigestore (impianto che dovrebbe sorgere nell’area est) hanno interrotto l’incontro, costringendo organizzatori, relatori (erano presenti Sandro Fucito, Andrea Annunziata, Paolo Mancuso, Luigi Napolitano), cittadini intervenuti a subire la loro prepotenza. Cosa vuol dire partecipazione? Cosa vuol dire aprire la pubblica discussione sulla trasformazione degli spazi urbani? Cosa vuol dire mettere a confronto istituzioni e cittadini sulle scelte che li riguardano? Cosa vuol dire democrazia?

Sono domande che dobbiamo porci perché le città contemporanee vivono, crescono, si alimentano della consapevolezza dei cittadini, della capacità di essere responsabilmente partecipi del governo della cosa pubblica. Mi ha colpito il recente intervento su “Repubblica” di Michelangelo Russo, in cui si sottolinea la possibilità di recuperare un territorio fragile e “senza identità” per ridefinire un progetto urbanistico che ricucia la relazione con il mare, sfrutti la presenza del complesso universitario per puntare su formazione, ricerca e innovazione tecnologica.

Vero, condivisibile, ma noi vorremmo che queste, come altre, “proposte”, queste, come altre, “ipotesi” di trasformazione venissero condivise, trovassero luoghi, momenti, occasioni di confronto con e nel territorio. C’è un cammino da fare insieme, indispensabile se si vuole affrancare l’area orientale di Napoli, come qualunque altra area degradata della nostra città, dalla distanza prima sociale e poi geografica dalle aree più evolute, democraticamente più evolute e dunque più forti.

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