«Intellettuali e politica, collaborazione o separazione inevitabile?». Estratto degli interventi dei partecipanti al confronto del 7 ottobre 2023 svoltosi all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.

Palazzo Serra di Cassano, Napoli, 07.10.2023

Emilia Leonetti

Riflessioni relative al portato di Hanna Arendt, Albert Camus sul ruolo dell’intellettuale. Camus che dice che la vita va vissuta ora. Arendt si domanda cosa facciano le persone e come si impegnino. Definizioni del compito della politica e considerazioni su come le persone si relazionano. Riflessioni sul tema dell’impegno oggi.

Roberto Esposito

Sul ruolo della cultura per incidere sulla società precisa che la condizione attuale non è colpa degli intellettuali, quanto piuttosto di una condizione oggettiva. Chi sono gli intellettuali? Per Gramsci tutti coloro pensano e si impegnano. Per Cassese quelli con le competenze. Oggi i portati di messaggi come quelli di Moravia, Pasolini ecc contano di meno. La sfera pubblica è infatti scomposta, a causa della tecnologia, della rete. Si richiede di nuovo una maggiore raffinatezza.

Claudio Velardi

C’è desiderio di partecipazione, ma chi è intellettuale? Oggi ci sono nuove declinazioni e nuove categorie. Siamo tutti indistintamente accreditati, come uomini dei. Come contrastare? Con le competenze, e il COVID lo ha dimostrato. Con la politica? Quando i competenti scientificamente si sono prestati alla politica hanno fatto pessima fine. Il sistema mediatico ne ha causato la strumentalizzazione. Quale politica oggi? Oggi va a fare politica chi non sa fare altro. La politica non conta più come una volta, e visti i personaggi, per fortuna! Oggi la politica è localismo spinto e lo Stato è lontano. Interessa di più la politica globale dei grandi temi.

Marco Esposito

Sul tema Napoli grava il peso delle scelte intellettuali. La carta è ormai superata. Oggi non si discute veramente. Dove si può dibattere oggi a Napoli? Non c’è più scelta, né forza economica. Esempi di Aponte e Grimaldi, sindrome di Achille Lauro. Non è vero che la politica non incide. Come è possibile pensarsi in modo così marginale e non europeo? Non bisogna tirarsi indietro.

Marco Damilano

Relazione tra intellettuale/politica/impegno. In Mistero Napoletano di Ermanno Rea si parla di lancette fermate o che si rimuovono dopo la caduta del muro, dopo Maastricht. Cadono insomma le confort zone e si spezza la centralità della politica… Se non c’è politica non ci sono gli intellettuali. L’autoreferenzialità non dà organizzazione politica. I tecnici sono degli intellettuali, ma senza qualcosa che li tenga insieme l’azione diventa perseguire interesse particolare e tutto disintermediato.  Rifiuta la contraddizione giornalisti/politici. Essi sono la stessa cosa. Oggi il giornalismo politico è smontato. M.Murgia: come siamo arrivati qui? Intellettuale in politica: la questione dei luoghi è la questione. Non si riproducono i luoghi 900eschi, ma occorre mediazione della politica e della cultura. Tutti e due i campi sono oggi purtroppo autoreferenziali. In assenza del luogo occorre trovare forme nuove.

Alessio Forgione

Sono anni stupidi. Il problema di Napoli è più grande. Con internet si identifica il luogo del piacere. Non può essere così. Ci vuole studio, abnegazione, un diverso atteggiamento verso l’esistenza. Il 90% degli accessi internet sono per fb. Cioè, gente che non vuole colloquiare, non ha rapporti con la politica. Con tali fisionomie ignoranti si deve sempre parlare ex cathedra ed è spiacevole…Tutto è ridotto al piccolo. Il turismo è la nuova peste come gli americani (cita Malaparte). Problemi della gentrificazione e del fitto per i residenti. A Forcella non c’è più differenza. Manca la sostanza. Propone la realtà nei suoi libri.

Giorgio Caravale

Il divorzio tra politica e intellettuali e tra intellettuali e partiti è evidente ma una parte della società ha voglia di impegno. L’intellettuale deve partecipare rinunciando ad arroganza. La politica è in crisi di credibilità come l’intellettualismo. Recupero di credibilità non aggredendo gli altri con disdegno autoreferenziale. E poi si determina anche sfruttamento reciproco strumentale. Ma lo scenario è diverso con grandi crisi, twitter come luogo del dibattito e bolle autoreferenziali che, quando si incrociano, determinano scoppi e polarizzazioni, certo non riflessioni. Le considerazioni sul sistema mediatico portano a individuazioni di persone mediatizzate e tuttologi. Tutto questo diminuisce l’autorevolezza e i raffronti nei talk non sono più vantaggiosi. Non ci sono più gerarchie chiare, ma ciò non è sempre negativo per il confronto con una pluralità di voci. Esistono riviste online di cultura politica che sono attive. Attraverso la negoziazione degli spazi espressivi si ha l’occasione di una rinuncia alla vanità per rimettersi in gioco. Il divorzio tra politica ed intellettuali è criticità: c’è reciproco bisogno. La politica serve per avere visione. L’ascolto è difficile poiché deve essere verso una pluralità di voci più raffinata. Ma anche gli intellettuali hanno bisogno della politica per recuperare la dimensione della collettività.

Emilia Leonetti a Marco Damilano 

                Intellettuali e arte di associarsi

Marco Damilano

Tutti si sentono buoni a casa loro. I luoghi venuti meno erano di confronto. Si smonta la possibilità del discorso democratico. Via i giornali, i partiti, resta il vuoto: ci associamo ma c’è vuoto. Non riempiamo lo spazio pubblico desertificato. Nessun paese ha avuto un processo così autodistruttivo come l’Italia. La consapevolezza aiuterebbe.

Emilia Leonetti a Claudio Velardi                            

Come fare associazione? Che ruolo nello spazio pubblico?

 Claudio Velardi

Il problema è il rapporto tra il sé e il resto. Dopo una vita dedicata al sociale è tempo di dedicarsi al controllo della propria salute per trovare la pace con sé stesso e poi potersi aprire al mondo esterno. L’associarsi non favorisce questo percorso, poiché si creano bolle. Occorre la consapevolezza serena della propria esistenza, altrimenti non va. In questa città diventa molto più difficile. Ci si domanda quando si sta male dove si potrà andare. Questione della sanità pubblica ecc. Salvaguardarsi per questa aspettativa di vita bassa nella città di Napoli.

Diego Guida a Marco Esposito                

Abbiamo speranze?

Marco Esposito

Chi compra un giornale vuole che dica quello che vuole. Oggi è tutto sponsorizzato ed i giornali sono molto pilotati. Antonio Polito è andato via da Twitter… Ma bisogna anche essere ottimisti.

Diego Guida a Roberto Esposito                             

Quale percorso per un’associazione?

Roberto Esposito

Risponde a livello personale condividendo la cura del sé. Egli gestisce la sua ansia spostandola sul suo lavoro ma non sulla politica. Ritiene che nella vita si possa fare bene una sola cosa. Pertanto, ha rapporto di necessità con il lavoro che modera la sua ansia. Napoli è una metropoli. In merito al rapporto tra sapere e potere, l’intellettuale è colui che ha competenza e impegno, non solo un non operaio. La politica non sono solo i partiti ma la polis. Istituzioni ma anche linguaggio: tutto ciò va potenziato. Sia sé stessi e sia il rapporto con gli altri.

Emilia Leonetti a Giorgio Caravale                         

Quale percorso per un’associazione?

Giorgio Caravale

Per riannodare politica e intellettuali occorre riconoscersi reciprocamente. Mancano i luoghi dove ci sia dialogo vero. Occorre ridare valore all’università, che porta uno stigma, sempre per l’autoreferenzialità. Gli intellettuali devono tornare a fare i cittadini tra i cittadini.

Alessio Forgione                                           

Dal momento che le attuali attività ricettive per il turismo sono spesso riciclaggio di attività di camorra, la città è invasa da denaro sporco. Non c’è più un popolo da difendere e la coscienza politica si disperde dietro beni consumistici.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

I commenti sono chiusi