Periferie: le possibilità e le carenze istituzionali.“Come costruire la città diffusa”.

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Di Emilia Leonetti, Presidente VIVOANAPOLI.

Perché esistono le periferie? Perché non si riesce a superare la dicotomia centro-periferie nonostante gli interventi, le opere realizzate, l’impegno di professionisti e di decine di associazioni presenti sul nostro territorio. La nostra area metropolitana che da Napoli, superando San Giovanni a est e Soccavo-Pianura ad ovest, raggiunge Scampia, Casavatore, Giugliano e che da quattro anni comprende in tutto 92 Comuni.

Perché manca una regia, il coordinamento, la capacità di sostenere sino in fondo l’azione che decine di uomini di buona volontà conducono in luoghi segnati dal degrado, dall’abbandono, dall’incuria.

Come ha ben descritto, nel corso del nostro confronto sul tema, Padre Fabrizio Valletti, che opera a Scampia ma anche nelle carceri di Secondigliano, Poggioreale, “per trasformare dei luoghi in centri urbanizzati non basta la sintassi, ci vuole l’alfabeto e la grammatica”. L’alfabeto sono i servizi essenziali, la grammatica è la volontà e la capacità delle Istituzioni di raccogliere le istanze dei cittadini per trasformarle in centri di aggregazione, in spazi sportivi, in teatri, dando quindi corpo alla sintassi: la realizzazione di un progetto di medio-lungo periodo.

 È stato Pasquale Calemme, Presidente della Fondazione San Gennaro, a ricordare che alla “Sanità” è stato possibile creare una comunità impegnata a recuperare spazi e a ridare vita culturale a luoghi “abbandonati” facendoli diventare opportunità di lavoro per alcuni ragazzi del quartiere, per due ragioni prevalenti: la forte identità del quartiere in cui gli abitanti si riconoscono e la presenza di una leadership che ha saputo accompagnare i ragazzi e le loro famiglie in un lungo percorso di riappropriazione dei propri diritti.

Ma se, per quella che una volta era periferia nel centro di Napoli, l’opera di rigenerazione urbana è stata avviata con risultati significativi, per altre periferie ciò non è avvenuto o è avvenuto in modo, come ha sottolineato Padre Valletti, “incompiuto”.

È toccato al Rettore della Federico II, Gaetano Manfredi precisare che “non si può affrontare il tema del superamento tra centro e periferia se non si garantiscono i servizi essenziale, primo tra tutti il servizio di trasporto pubblico.” E su Scampia, il Rettore ha sottolineato che la Facoltà di Medicina non si costruisce, nonostante siano disponibili 7 milioni di euro, perché il Comune non bandisce la gara. Questa impasse impedisce di realizzare anche in quel quartiere un’iniziativa simile a quella promossa dallo stesso Ateneo a San Giovanni, dove, in collaborazione con aziende come Apple e Cisco, è nato un polo formativo di eccellenza nel settore dell’ICT, che attrae giovani studenti da tutto il mondo e sta creando importanti sinergie con il territorio.

Non è una questione esclusivamente finanziaria, come è emerso chiaramente nel corso del nostro incontro. La questione del “disagio da colmare”, così definito da Massimo Pica Ciamarra, tocca i temi della capacità organizzativa e di coordinamento di Istituzioni come La Città Metropolitana.

La responsabilità di chi governa di assumere sino in fondo il compito di dare riposte ai cittadini e l’incapacità di trovare soluzioni per garantire i servizi essenziali come i trasporti sono stati i dati su cui si è concluso il nostro primo incontro sulle periferie della nostra città.

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